Eh si.. un altro 8 maggio.. e son 24 anni dal quel sabato pomeriggio dove tu hai spiccato l'ultimo volo...
ciao Gilles
Fuori dal buio
La bandiera canadese dipinta sull’asfalto,
si è ormai dissolta, al sole e alle intemperie di settemilatrecento giorni.
I balzi di quel rosso delfino, sono opache immagini,
flebili ombre scomposte dal vento che per duecentoquaranta mesi ha carezzato le cime
di quei rami nelle Ardenne.
Nessun rombo, nessun canto, ma un fragoroso silenzio domina il crepuscolo di quella curva.
Ma il mistico, leggiadro destino, non si arrende alla desolazione e non può finire nell’abbandono,
nel degrado e nel buio di Terlamen.
Vent’anni dopo, è ancora lì, davanti a te. Ma non ci sono più doppiati ora, la pista è libera,
priva di ostacoli. duecento metri là in fondo.
Il guanto scorre il pomolo di rovere… “staccata”…”cinquanta metri”… “terza”… “seconda”…
e un tuffo a sinistra; tu che chiudi quella curva ed io i miei occhi.
E finalmente “destra” questa volta!
Poi fuori ! Fuori dal buio.
Ora sì; riapro gli occhi destato nel torpore dal grido delle turbine che squarciano il cielo
e distendono un raggio di sole.
Mi volto ora e… lo vedo quel musetto rosso prorompente come un toro adirato, sbucare oltre la curva.
Il ritmo del cuore aumenta, come i giri di quel motore che ti spinge fuori…
Sì sei fuori ora! Verso un rettilineo lungo una vita.
Ricordi? 1’.16”.200 era l’obiettivo, ed è là, a fondo di quel pedale; sbriciola la pista ora!
Nulla è cambiato è tutto come prima!
Sì, Terlamen questa volta è alle spalle, lontana centosettantacinquemila ore.
E allora sorrido…
mentre sfrecci davanti al mio sguardo umido e fuggi via nel sogno…
già; sorrido…
ma non perché sei uscito da quella curva… ma per come lo hai fatto; alla tua maniera, anche stavolta.
Le ho viste sai… quelle ruote là dietro… di traverso sul cordolo.
Richiudo gli occhi.
Nulla è cambiato…
è tutto come prima.
ciao Gilles
Fuori dal buio
La bandiera canadese dipinta sull’asfalto,
si è ormai dissolta, al sole e alle intemperie di settemilatrecento giorni.
I balzi di quel rosso delfino, sono opache immagini,
flebili ombre scomposte dal vento che per duecentoquaranta mesi ha carezzato le cime
di quei rami nelle Ardenne.
Nessun rombo, nessun canto, ma un fragoroso silenzio domina il crepuscolo di quella curva.
Ma il mistico, leggiadro destino, non si arrende alla desolazione e non può finire nell’abbandono,
nel degrado e nel buio di Terlamen.
Vent’anni dopo, è ancora lì, davanti a te. Ma non ci sono più doppiati ora, la pista è libera,
priva di ostacoli. duecento metri là in fondo.
Il guanto scorre il pomolo di rovere… “staccata”…”cinquanta metri”… “terza”… “seconda”…
e un tuffo a sinistra; tu che chiudi quella curva ed io i miei occhi.
E finalmente “destra” questa volta!
Poi fuori ! Fuori dal buio.
Ora sì; riapro gli occhi destato nel torpore dal grido delle turbine che squarciano il cielo
e distendono un raggio di sole.
Mi volto ora e… lo vedo quel musetto rosso prorompente come un toro adirato, sbucare oltre la curva.
Il ritmo del cuore aumenta, come i giri di quel motore che ti spinge fuori…
Sì sei fuori ora! Verso un rettilineo lungo una vita.
Ricordi? 1’.16”.200 era l’obiettivo, ed è là, a fondo di quel pedale; sbriciola la pista ora!
Nulla è cambiato è tutto come prima!
Sì, Terlamen questa volta è alle spalle, lontana centosettantacinquemila ore.
E allora sorrido…
mentre sfrecci davanti al mio sguardo umido e fuggi via nel sogno…
già; sorrido…
ma non perché sei uscito da quella curva… ma per come lo hai fatto; alla tua maniera, anche stavolta.
Le ho viste sai… quelle ruote là dietro… di traverso sul cordolo.
Richiudo gli occhi.
Nulla è cambiato…
è tutto come prima.
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