L'infiammarsi delle tensioni in Medioriente proietta nuovamente il prezzo del petrolio sopra la soglia dei 75 dollari. Prezzi record sia a New York che a Londra. Il greggio americano è salito sul mercato fino a 75,89 dollari mentre quello europeo è arrivato a quota 75,45 dollari e tutte le Borse ne risentono. In Asia, nelle contrattazioni elettroniche i futures sul greggio con scadenza ad agosto registrano un rialzo di 39 cents, arrivando a 75,34 dollari. Venerdì scorso il barile aveva già toccato il record di 75,78 dollari, mostrando però un moderato rientro nei giorni successivi.
Secondo gli analisti del settore il primo fattore di tensione sul mercati resta però la disputa internazionale attorno al programma nucleare dell'Iran, secondo produttore dell'Opec. Ma l'altro fattore importante del rincaro è la tensione in Medioriente. A spingere ancora il prezzo del greggio è anche la notizia diffusa mercoledì dal quotidiano "Guardian" di Lagos, di un attacco da parte dei ribelli a due gasdotti gestiti dalla «Nigerian Agip» avvenuto la scorsa settimana. L'attacco, secondo il giornale, potrebbe portare a una perdita di 120mila barili di greggio al giorno.
L´impennata del prezzo del petrolio sarebbe tra le cause del rialzo dell´inflazione. Dal rincaro energetico, infatti, dipenderà la stabilità del tasso d´inflazione che resterà al 2% nella seconda metà dell´anno e nella prima parte del 2007. A rilevare il pericolo è la Banca Centrale Europea che vede tra le cause del rialzo anche l´aumento delle imposte indirette. Sebbene l'espansione dell'economia mondiale prosegue «a ritmi sostenuti dall'inizio dell'anno», osserva la Bce, constatando comunque come l'inflazione al consumo ha continuato a risentire «fortemente delle variazioni nei prezzi dei beni energetici» gli indicatori economici più recenti segnalano ancora una crescita robusta e generalizzata. I rischi per le prospettive economiche mondiali permangono connessi agli andamenti sul mercato del petrolio ed al persistere di squilibri economici internazionali».
Sempre sul fronte dei prezzi, la Banca Centrale segnala come in Eurolandia «le spinte al rialzo esercitate dai rincari delle materie prime sono continuate ed emergono crescenti indicazioni di una loro trasmissione sui prezzi agli stadi successivi della catena produttiva. Per contro, la crescita del costo del lavoro è rimasta contenuta e dovrebbe evolvere ad un ritmo moderato. La crescita del Pil (prodotto interno lordo) dell'area dell'euro è legata all'aumento dei consumi primari e delle esportazioni. In particolare, «l'aumento dei consumi privati è stato sostenuto da modesti miglioramenti delle condizioni del mercato del lavoro e si è accompagnato ad una maggiore fiducia dei consumatori. La ripresa della crescita delle esportazioni è riconducibile ad un'attività economica mondiale favorevole. In prospettiva, spiega la banca centrale, permangono i presupposti per il protrarsi dell'espansione economica dell'area euro. Ma i rischi di lungo termine in questo scenario sono connessi oltre che a nuovi potenziali rincari del petrolio, ad un disordinato riassorbimento degli squilibri persistenti a livello mondiale ed a eventuali pressioni protezionistiche». In questo quadro, avverte la Banca centrale europea, «tenuto conto inoltre del più favorevole contesto per l'attività economica e l'occupazione, riveste importanza cruciale che le parti sociali seguitino a mostrare senso di responsabilità»
Non se può più, gli altri si scannano e noi ne paghiamo le conseguenze e come se non bastasse le accise non tentano di sparire...
Secondo gli analisti del settore il primo fattore di tensione sul mercati resta però la disputa internazionale attorno al programma nucleare dell'Iran, secondo produttore dell'Opec. Ma l'altro fattore importante del rincaro è la tensione in Medioriente. A spingere ancora il prezzo del greggio è anche la notizia diffusa mercoledì dal quotidiano "Guardian" di Lagos, di un attacco da parte dei ribelli a due gasdotti gestiti dalla «Nigerian Agip» avvenuto la scorsa settimana. L'attacco, secondo il giornale, potrebbe portare a una perdita di 120mila barili di greggio al giorno.
L´impennata del prezzo del petrolio sarebbe tra le cause del rialzo dell´inflazione. Dal rincaro energetico, infatti, dipenderà la stabilità del tasso d´inflazione che resterà al 2% nella seconda metà dell´anno e nella prima parte del 2007. A rilevare il pericolo è la Banca Centrale Europea che vede tra le cause del rialzo anche l´aumento delle imposte indirette. Sebbene l'espansione dell'economia mondiale prosegue «a ritmi sostenuti dall'inizio dell'anno», osserva la Bce, constatando comunque come l'inflazione al consumo ha continuato a risentire «fortemente delle variazioni nei prezzi dei beni energetici» gli indicatori economici più recenti segnalano ancora una crescita robusta e generalizzata. I rischi per le prospettive economiche mondiali permangono connessi agli andamenti sul mercato del petrolio ed al persistere di squilibri economici internazionali».
Sempre sul fronte dei prezzi, la Banca Centrale segnala come in Eurolandia «le spinte al rialzo esercitate dai rincari delle materie prime sono continuate ed emergono crescenti indicazioni di una loro trasmissione sui prezzi agli stadi successivi della catena produttiva. Per contro, la crescita del costo del lavoro è rimasta contenuta e dovrebbe evolvere ad un ritmo moderato. La crescita del Pil (prodotto interno lordo) dell'area dell'euro è legata all'aumento dei consumi primari e delle esportazioni. In particolare, «l'aumento dei consumi privati è stato sostenuto da modesti miglioramenti delle condizioni del mercato del lavoro e si è accompagnato ad una maggiore fiducia dei consumatori. La ripresa della crescita delle esportazioni è riconducibile ad un'attività economica mondiale favorevole. In prospettiva, spiega la banca centrale, permangono i presupposti per il protrarsi dell'espansione economica dell'area euro. Ma i rischi di lungo termine in questo scenario sono connessi oltre che a nuovi potenziali rincari del petrolio, ad un disordinato riassorbimento degli squilibri persistenti a livello mondiale ed a eventuali pressioni protezionistiche». In questo quadro, avverte la Banca centrale europea, «tenuto conto inoltre del più favorevole contesto per l'attività economica e l'occupazione, riveste importanza cruciale che le parti sociali seguitino a mostrare senso di responsabilità»
Non se può più, gli altri si scannano e noi ne paghiamo le conseguenze e come se non bastasse le accise non tentano di sparire...
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