In moto senza mani e gambe
Menomato da malattia, non si arrende
Ha perso le mani, le gambe e il naso, ma, nonostante il calvario in ospedale per curarsi da un'infezione da pneumococco, non ha mai smesso di voler condurre una vita normale. Per questo, aiutandosi con le protesi che si perfeziona da solo nella propria officina, si sta costruendo una moto per ricominciare a fare gare di cross e super motard. Protagonista della vicenda, iniziata il 23 gennaio 2003, è un meccanico 38enne di Treviso, Fulvio Marotto.
Al suo fianco, nonostante la separazione già avvenuta all'epoca della malattia, l'ex moglie Gabriella, che lo ha accompagnato passo dopo passo in questa vicenda. "All'inizio c'era una broncopolmonite trascurata - racconta Gabriella -, degenerata in setticemia e in una serie di emorragie cui l'organismo rispondeva con coaguli interni, fino a far diventare violaceo il corpo di Fulvio e ad impedire la circolazione alle estremità".
E' la donna a raccontare i mesi trascorsi in rianimazione, prima a Treviso e poi a Padova, e le successive amputazioni fino ad un totale di undici interventi. Tutti elementi non sufficienti a garantire a Fulvio la miseria di 200 euro di pensione di invalidità, oltre all'accompagnatoria e alle protesi previste dal tariffario del sistema sanitario nazionale, pesanti e poco maneggevoli. "Altro che moderne protesi al carbonio - osserva Gabriella - quelle che può avere senza pagamento gli fanno male e servono a ben poco. E pensare che sembra ci sia un articolo di legge che gli permetterebbe, in quanto invalido grave, di ottenerne di migliori, ma dicono che si tratta di una norma mai applicata, e finora non si è ancora trovata una soluzione".
Oltre al calvario ospedaliero, anche il difficile iter burocratico. Fausto, nel frattempo, non si arrende: dà una mano all'ex dipendente cui ha passato la sua vecchia officina e nei tempi morti si fabbrica appunto le sue protesi personali, prima in alluminio "con l'aiuto di un amico che lavora con le macchine d'epoca - precisa - e ora in resina e silicone". Si ingegna insomma per essere autonomo e poter compiere azioni sempre più precise, tanto che si dice in grado anche di poter guidare le autovetture (è in attesa della patente speciale). Oltre che di tornare a cavalcare una moto una volta che ne avrà adeguato a dovere i comandi. L'ultimo progetto? Andare a vivere da solo in un miniappartamento, per non gravare più sulla ex moglie con cui dopo l'ospedale è tornato a vivere.
Menomato da malattia, non si arrende
Ha perso le mani, le gambe e il naso, ma, nonostante il calvario in ospedale per curarsi da un'infezione da pneumococco, non ha mai smesso di voler condurre una vita normale. Per questo, aiutandosi con le protesi che si perfeziona da solo nella propria officina, si sta costruendo una moto per ricominciare a fare gare di cross e super motard. Protagonista della vicenda, iniziata il 23 gennaio 2003, è un meccanico 38enne di Treviso, Fulvio Marotto.
Al suo fianco, nonostante la separazione già avvenuta all'epoca della malattia, l'ex moglie Gabriella, che lo ha accompagnato passo dopo passo in questa vicenda. "All'inizio c'era una broncopolmonite trascurata - racconta Gabriella -, degenerata in setticemia e in una serie di emorragie cui l'organismo rispondeva con coaguli interni, fino a far diventare violaceo il corpo di Fulvio e ad impedire la circolazione alle estremità".
E' la donna a raccontare i mesi trascorsi in rianimazione, prima a Treviso e poi a Padova, e le successive amputazioni fino ad un totale di undici interventi. Tutti elementi non sufficienti a garantire a Fulvio la miseria di 200 euro di pensione di invalidità, oltre all'accompagnatoria e alle protesi previste dal tariffario del sistema sanitario nazionale, pesanti e poco maneggevoli. "Altro che moderne protesi al carbonio - osserva Gabriella - quelle che può avere senza pagamento gli fanno male e servono a ben poco. E pensare che sembra ci sia un articolo di legge che gli permetterebbe, in quanto invalido grave, di ottenerne di migliori, ma dicono che si tratta di una norma mai applicata, e finora non si è ancora trovata una soluzione".
Oltre al calvario ospedaliero, anche il difficile iter burocratico. Fausto, nel frattempo, non si arrende: dà una mano all'ex dipendente cui ha passato la sua vecchia officina e nei tempi morti si fabbrica appunto le sue protesi personali, prima in alluminio "con l'aiuto di un amico che lavora con le macchine d'epoca - precisa - e ora in resina e silicone". Si ingegna insomma per essere autonomo e poter compiere azioni sempre più precise, tanto che si dice in grado anche di poter guidare le autovetture (è in attesa della patente speciale). Oltre che di tornare a cavalcare una moto una volta che ne avrà adeguato a dovere i comandi. L'ultimo progetto? Andare a vivere da solo in un miniappartamento, per non gravare più sulla ex moglie con cui dopo l'ospedale è tornato a vivere.
Commenta