Grazie Giamba1.8t!
Manca solo il doppio reflex. Ci penso io! Allego la documentazione liberamente scaricabile presente nel manuale del programma AFW della rivista Audioreviews. Quanto di meglio ho mai trovato sul doppio reflex.
TEORIA E PRATICA DEL DOPPIO CARICO REFLEX
di Gian Piero Matarazzo
Dei carichi “storici” che possono essere simulati da Audio Per Windows probabilmente il doppio carico reflex è quello che appare più allettante dal punto di vista dell'ingegnosità e della resa acustica, sia in termini di estensione che di tenuta in potenza. La modellizzazione e la commercializzazione del doppio carico reflex è avvenuta ad opera della BOSE Corporation verso la fine degli anni 80 ed ha immediatamente riscosso entusiasmi ed interesse sia per le dimensioni che per prestazioni. Come vedremo nel seguito dell’articolo il doppio carico reflex così come venne pensato da Amar Bose e dal suo staff di tecnici è stato ribattezzato dal sottoscritto “Doppio Carico Reflex Parallelo” per distinguerlo da una seconda possibile configurazione che utilizza in maniera leggermente differente lo stesso numero di volumi e di condotti di accordo. Vediamo innanzitutto di cosa stiamo parlando. In Fig. 1 possiamo ammirare il doppio carico reflex nella sua configurazione originale, così come illustrato da due ricercatori della Bose che pubblicarono nel 1987 il frutto delle loro ricerche assieme ad Amar Bose in persona. Immediatamente dopo la pubblicazione queste ricerche si concretizzarono nell’Acoustimass, un subwoofer di dimensioni molto contenute ma dotato tuttavia di una buona estensione in gamma bassa e di una discreta tenuta in potenza. Ricordo che all’epoca molte riviste e molti giornalisti di tutto il mondo parlarono di questo tipo di carico come di una configurazione miracolosa, e la stessa Bose lo pubblicizzò con affermazioni entusiastiche pur se leggermente fantasiose. Come possiamo vedere dal disegno ci troviamo di fronte a due volumi posti l’uno avanti e l’altro dietro la membrana del woofer come per il carico simmetrico. A differenza di quest’ultimo però anche la camera posteriore è accordata in reflex verso l’esterno, tanto che l’emissione totale è costituita soltanto dalla somma delle singole emissioni dei condotti. Va notato immediatamente che le due emissioni avvengono in controfase, visto che se la membrana del woofer si sposta in avanti spinge aria verso il condotto frontale ma la aspira dal condotto posteriore. Se, per assurdo, realizzassimo due volumi identici accordati alla stessa frequenza di accordo potremmo contare su una emissione teoricamente nulla, visto che la variazione della pressione emessa da uno dei due condotti sarebbe controbilanciata da una pressione emessa dall’altro condotto che risulterebbe uguale e contraria. Ovviamente per ottenere una risposta corretta i volumi e le frequenze di accordo vanno attentamente calibrati in modo che la risposta totale assuma l’andamento di un passa-banda. La differenza col carico simmetrico va analizzata soltanto in gamma bassa, che è caratterizzata da una pendenza più accentuata, tipica dei diffusori accordati in reflex, e che oscilla a seconda della frequenza di accordo scelta tra i 22 ed i 24 decibel per ottava. In passato molti articolisti sono “inciampati” nella semplice ipotesi che l’emissione totale fosse le la somma di due condotti, caratterizzati quindi da pendenze molto più dolci, e che questa fosse ovviamente assimilabile ai canonici 12 decibel per ottava. Fu un clamoroso errore storico: ci pensò Richard H. Small in persona a contraddire tutti con una dichiarazione perentoria (ed un pò burbera...) sulle pendenze dell’andamento della risposta. Una successiva rivisitazione critica del modello matematico da parte del sottoscritto mostrò immediatamente le ragioni di Small, concretizzandosi poi in Emulator, un software scritto, testato ed immediatamente reso disponibile per gli affamati lettori di quel periodo, con l’utile immissione in tutti i modelli descritti delle perdite differenziate per il box, l’assorbente e dell’accordo. Per poterci rendere conto del comportamento dei due condotti diamo un’occhiata alla Fig.2. Ho semplicemente “aperto”il vecchio software originale riscrivendo la routine di grafica per far calcolare prima la risposta di un condotto, poi quella dell’altro e poi, infine, la risposta completa (per fare la stessa cosa in AFW avrei impiegato giorni!). Come possiamo vedere la risposta di ciascun condotto è fortemente condizionata dall’accordo dell’altro, con il modulo che in gamma bassissima è simile ma con la fase che è in opposizione netta. La somma delle due emissioni appare allora molto meno estesa, con la pendenza totale ovviamente quasi raddoppiata. In gamma mediobassa, sul passa basso, questo problema non si pone, sia per la differenza dei moduli che per la regolarizzazione della fase, specialmente nell’emissione del condotto accordato più in basso e quindi la pendenza approssima sufficientemente i 12 decibel per ottava. Va aggiunto, ad onor del vero, che in gamma mediobassa, da 350-400 Hz in su il modello matematico perde parte della sua prevedibilità perché le lunghezze d’onda in gioco iniziano ad essere coerenti con le dimensioni del box, o con le dimensioni dei condotti. Non va dimenticato infatti che spesso il condotto accordato alla frequenza più alta può colorare, in caso di dimensioni elevate abbastanza fortemente l’emissione verso l’esterno. Non a caso l’evoluzione più lecita del doppio carico reflex è costituita da un doppio reflex parallelo o serie a cui segue un secondo passa banda che ha il compito di eliminare possibili frequenze spurie e/o risonanze indesiderate. Le configurazioni di questo tipo di carico sono ben tre diversificate dall’emissione dei condotti e, prevedendo tre camere accordate, prendono tutte e tre la dicitura di triplo carico reflex (abbondantemente illustrate dalla documentazione Bose, stranamente oggi introvabile).
Manca solo il doppio reflex. Ci penso io! Allego la documentazione liberamente scaricabile presente nel manuale del programma AFW della rivista Audioreviews. Quanto di meglio ho mai trovato sul doppio reflex.
TEORIA E PRATICA DEL DOPPIO CARICO REFLEX
di Gian Piero Matarazzo
Dei carichi “storici” che possono essere simulati da Audio Per Windows probabilmente il doppio carico reflex è quello che appare più allettante dal punto di vista dell'ingegnosità e della resa acustica, sia in termini di estensione che di tenuta in potenza. La modellizzazione e la commercializzazione del doppio carico reflex è avvenuta ad opera della BOSE Corporation verso la fine degli anni 80 ed ha immediatamente riscosso entusiasmi ed interesse sia per le dimensioni che per prestazioni. Come vedremo nel seguito dell’articolo il doppio carico reflex così come venne pensato da Amar Bose e dal suo staff di tecnici è stato ribattezzato dal sottoscritto “Doppio Carico Reflex Parallelo” per distinguerlo da una seconda possibile configurazione che utilizza in maniera leggermente differente lo stesso numero di volumi e di condotti di accordo. Vediamo innanzitutto di cosa stiamo parlando. In Fig. 1 possiamo ammirare il doppio carico reflex nella sua configurazione originale, così come illustrato da due ricercatori della Bose che pubblicarono nel 1987 il frutto delle loro ricerche assieme ad Amar Bose in persona. Immediatamente dopo la pubblicazione queste ricerche si concretizzarono nell’Acoustimass, un subwoofer di dimensioni molto contenute ma dotato tuttavia di una buona estensione in gamma bassa e di una discreta tenuta in potenza. Ricordo che all’epoca molte riviste e molti giornalisti di tutto il mondo parlarono di questo tipo di carico come di una configurazione miracolosa, e la stessa Bose lo pubblicizzò con affermazioni entusiastiche pur se leggermente fantasiose. Come possiamo vedere dal disegno ci troviamo di fronte a due volumi posti l’uno avanti e l’altro dietro la membrana del woofer come per il carico simmetrico. A differenza di quest’ultimo però anche la camera posteriore è accordata in reflex verso l’esterno, tanto che l’emissione totale è costituita soltanto dalla somma delle singole emissioni dei condotti. Va notato immediatamente che le due emissioni avvengono in controfase, visto che se la membrana del woofer si sposta in avanti spinge aria verso il condotto frontale ma la aspira dal condotto posteriore. Se, per assurdo, realizzassimo due volumi identici accordati alla stessa frequenza di accordo potremmo contare su una emissione teoricamente nulla, visto che la variazione della pressione emessa da uno dei due condotti sarebbe controbilanciata da una pressione emessa dall’altro condotto che risulterebbe uguale e contraria. Ovviamente per ottenere una risposta corretta i volumi e le frequenze di accordo vanno attentamente calibrati in modo che la risposta totale assuma l’andamento di un passa-banda. La differenza col carico simmetrico va analizzata soltanto in gamma bassa, che è caratterizzata da una pendenza più accentuata, tipica dei diffusori accordati in reflex, e che oscilla a seconda della frequenza di accordo scelta tra i 22 ed i 24 decibel per ottava. In passato molti articolisti sono “inciampati” nella semplice ipotesi che l’emissione totale fosse le la somma di due condotti, caratterizzati quindi da pendenze molto più dolci, e che questa fosse ovviamente assimilabile ai canonici 12 decibel per ottava. Fu un clamoroso errore storico: ci pensò Richard H. Small in persona a contraddire tutti con una dichiarazione perentoria (ed un pò burbera...) sulle pendenze dell’andamento della risposta. Una successiva rivisitazione critica del modello matematico da parte del sottoscritto mostrò immediatamente le ragioni di Small, concretizzandosi poi in Emulator, un software scritto, testato ed immediatamente reso disponibile per gli affamati lettori di quel periodo, con l’utile immissione in tutti i modelli descritti delle perdite differenziate per il box, l’assorbente e dell’accordo. Per poterci rendere conto del comportamento dei due condotti diamo un’occhiata alla Fig.2. Ho semplicemente “aperto”il vecchio software originale riscrivendo la routine di grafica per far calcolare prima la risposta di un condotto, poi quella dell’altro e poi, infine, la risposta completa (per fare la stessa cosa in AFW avrei impiegato giorni!). Come possiamo vedere la risposta di ciascun condotto è fortemente condizionata dall’accordo dell’altro, con il modulo che in gamma bassissima è simile ma con la fase che è in opposizione netta. La somma delle due emissioni appare allora molto meno estesa, con la pendenza totale ovviamente quasi raddoppiata. In gamma mediobassa, sul passa basso, questo problema non si pone, sia per la differenza dei moduli che per la regolarizzazione della fase, specialmente nell’emissione del condotto accordato più in basso e quindi la pendenza approssima sufficientemente i 12 decibel per ottava. Va aggiunto, ad onor del vero, che in gamma mediobassa, da 350-400 Hz in su il modello matematico perde parte della sua prevedibilità perché le lunghezze d’onda in gioco iniziano ad essere coerenti con le dimensioni del box, o con le dimensioni dei condotti. Non va dimenticato infatti che spesso il condotto accordato alla frequenza più alta può colorare, in caso di dimensioni elevate abbastanza fortemente l’emissione verso l’esterno. Non a caso l’evoluzione più lecita del doppio carico reflex è costituita da un doppio reflex parallelo o serie a cui segue un secondo passa banda che ha il compito di eliminare possibili frequenze spurie e/o risonanze indesiderate. Le configurazioni di questo tipo di carico sono ben tre diversificate dall’emissione dei condotti e, prevedendo tre camere accordate, prendono tutte e tre la dicitura di triplo carico reflex (abbondantemente illustrate dalla documentazione Bose, stranamente oggi introvabile).
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