Possono correre solo auto di poco prezzo con meno
di 1000 cc. Tredicimila chilometri di pura follia
Gara riservata ai bidoni
E' il rally della Mongolia
Tredicimila chilometri di follia. Da Londra a Ulan Bator sola andata attraverso steppe remote, deserti impossibili e montagne minacciose. E' il rally della Mongolia, la corsa più assurda del mondo dove la regola è che non ci sono regole, eccetto una: le vetture per essere ammesse alla gare devono avere cilindrata inferiore ai mille centimetri cubici, e chi pensa di aggirare l'ostacolo correndo in moto può farlo al massimo con un 125cc.
Sono partiti lo scorso 22 luglio da Hyde Park in duecento a bordo di vecchie utilitarie (la Fiat Panda è tra le più gettonate insieme alla Mini Morris ) con una cartina in mano e le taniche di riserva nel portabagagli per affrontare le zone più impervie del pianeta. Poco importa se al traguardo arriveranno in pochissimi, stremati dopo cinque settimane di marcia.
"Il bello è cercare di finire la corsa con un'auto che probabilmente non useresti nemmeno per andare al supermercato sotto casa" spiega Tom Morgan organizzatore del Mongol Rally. Più che a una corsa viene da pensare a una specie di revival hippy, solo che al posto delle treccine e dei pulmini Volkswagen ci sono ragazzi armati di fotocamere digitali che riprendono con orgoglio i loro catorci. Faranno tutto da soli, non ci sono i mezzi dell'organizzazione al seguito, e se c'è un problema tanto peggio; persino l'uso dei navigatori GPS è bandito.
"E' questo il vero spirito di avventura - commenta divertito Morgan - che senso ha fare il giro del mondo con cinque Land Rover pronte a tirarti fuori dai guai in qualsiasi momento?". Nelle precedenti edizioni (il primo rally "ufficiale" si è svolto nel 2004 con sei sole macchine) - dice l'organizzazione- qualcuno è finito addirittura in carcere accusato di spionaggio, altri sono stati espulsi alla frontiera, c'è chi ha sbagliato rotta di alcune migliaia di chilometri. Senza contare le tantissime vetture andate letteralmente in pezzi durante la traversata.
Ma l'entusiasmo dei partecipanti non conosce freni: i duecento posti disponibili quest'anno sono stati venduti in appena due ore. E i ricavi, che hanno ormai raggiunto le 250 mila sterline, saranno devoluti in beneficenza insieme alle auto superstiti.
Tom Morgan racconta poi che l'idea di rally gli è venuta in mente cinque anni fa durante un soggiorno a Praga: "Insieme ad un amico abbiamo comprato una 126 (Fiat n. d. r.) da un tale che non parlava una parola di inglese e che ne approfittò per fregarci. Decidemmo di fare, in ogni caso, un viaggio, e tirando il dito a caso sulla cartina uscì la Mongolia". Per la cronaca, il loro viaggio terminò in Iran per problemi con il visto
di 1000 cc. Tredicimila chilometri di pura follia
Gara riservata ai bidoni
E' il rally della Mongolia
Tredicimila chilometri di follia. Da Londra a Ulan Bator sola andata attraverso steppe remote, deserti impossibili e montagne minacciose. E' il rally della Mongolia, la corsa più assurda del mondo dove la regola è che non ci sono regole, eccetto una: le vetture per essere ammesse alla gare devono avere cilindrata inferiore ai mille centimetri cubici, e chi pensa di aggirare l'ostacolo correndo in moto può farlo al massimo con un 125cc.
Sono partiti lo scorso 22 luglio da Hyde Park in duecento a bordo di vecchie utilitarie (la Fiat Panda è tra le più gettonate insieme alla Mini Morris ) con una cartina in mano e le taniche di riserva nel portabagagli per affrontare le zone più impervie del pianeta. Poco importa se al traguardo arriveranno in pochissimi, stremati dopo cinque settimane di marcia.
"Il bello è cercare di finire la corsa con un'auto che probabilmente non useresti nemmeno per andare al supermercato sotto casa" spiega Tom Morgan organizzatore del Mongol Rally. Più che a una corsa viene da pensare a una specie di revival hippy, solo che al posto delle treccine e dei pulmini Volkswagen ci sono ragazzi armati di fotocamere digitali che riprendono con orgoglio i loro catorci. Faranno tutto da soli, non ci sono i mezzi dell'organizzazione al seguito, e se c'è un problema tanto peggio; persino l'uso dei navigatori GPS è bandito.
"E' questo il vero spirito di avventura - commenta divertito Morgan - che senso ha fare il giro del mondo con cinque Land Rover pronte a tirarti fuori dai guai in qualsiasi momento?". Nelle precedenti edizioni (il primo rally "ufficiale" si è svolto nel 2004 con sei sole macchine) - dice l'organizzazione- qualcuno è finito addirittura in carcere accusato di spionaggio, altri sono stati espulsi alla frontiera, c'è chi ha sbagliato rotta di alcune migliaia di chilometri. Senza contare le tantissime vetture andate letteralmente in pezzi durante la traversata.
Ma l'entusiasmo dei partecipanti non conosce freni: i duecento posti disponibili quest'anno sono stati venduti in appena due ore. E i ricavi, che hanno ormai raggiunto le 250 mila sterline, saranno devoluti in beneficenza insieme alle auto superstiti.
Tom Morgan racconta poi che l'idea di rally gli è venuta in mente cinque anni fa durante un soggiorno a Praga: "Insieme ad un amico abbiamo comprato una 126 (Fiat n. d. r.) da un tale che non parlava una parola di inglese e che ne approfittò per fregarci. Decidemmo di fare, in ogni caso, un viaggio, e tirando il dito a caso sulla cartina uscì la Mongolia". Per la cronaca, il loro viaggio terminò in Iran per problemi con il visto
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