Re: Microsoft Xbox 360 [Thread ufficiale]
L'articolo pubblicato da Aldo Cazzullo sul magazine "Io Donna" e intitolato "Troviamo un vaccino per i giochi elettronici" dimostra che c'è ancora tanto, troppo da fare per riscattare il videogame dalla infelice posizione di radix omnium malorum, ovvero di "radice di tutti i mali". Distante anni luce da quello che il videogioco è o può offrire. Quando basta approfondire un minimo il tema per rendersi conto di come questa generalizzazione sia sciocca e fuorviante.
Ma puntualmente qualcuno ci ricade. Riportando a galla luoghi comuni, frasi fatte e preconcetti figli dell'ignoranza. Per quella sì ci vorrebbe un vaccino! Ma dubito che verrà mai trovato...
Inutile che stia qui a sottolineare come il videogame non abbia le terribili conseguenze che il Cazzullo evidenzia. Non sareste fan di questa pagina o della nostra trasmissione se voi stessi non ne foste fermamente convinti e consapevoli!
Del resto come può essere un male il fatto che il videogioco proietti un bambino al di fuori di sé stesso? Non è forse la stessa cosa che fanno i libri o i film? E da quando in qua viaggiare con la fantasia è da considerarsi un male?
I videogiochi non "rapiscono" né rimbambiscono. Così come non basta un videogame violento a desensibilizzare le persone nei confronti della violenza. Altrimenti la colpa, prima che ai videogame andrebbe attribuita ai telegiornali...
Ovvio servono controllo e moderazione. Soprattutto se il fruitore è un bambino, di certo non incline ad "autoregolarsi". La classificazione PEGI fa un buon lavoro nello stabilire cosa sia adatto o meno ad essere fruito in base alle fasce d'età. Ma non c'è bollino PEGI che possa sostituire la figura di un genitore attento e responsabile. Ed è qui il problema. Se uno parcheggia il figlio davanti a un videogioco così come ieri lo avrebbe parcheggiato di fronte alla TV poi non deve certe lamentarsi della "dipendenza da videogame"! Emblematica la frase "Come una droga, li allontanano dallo studio, dalla lettura, PERSINO DALLA TV". Eggià... persino dalla tv!
Se il videogame diventa il primo indiziato (a sproposito) quando si verificano episodi come il caso Breivik o la tragedia della scuola nel Connecticut mi chiedo come mai la stampa generalista non dedichi altrettanta attenzione al tema in tutti quei casi conclamati in cui il videogame si faccia invece portatore di un messaggio positivo. Quanti sono consapevoli che negli MMO trovi spesso rifugio gente che per problemi fisici o malattie gravi non è in grado di vivere una normale socialità o anche solo di uscire da una stanza d'ospedale? Oppure quanti conoscono il caso del bambino bisognoso di un trapianto di fegato, che ha visto la propria (difficile) convalescenza allietata da un regalo inatteso recapitato da Bungie? Si trattava del casco di uno Spartan. Ovvero un supersoldato che lui interpretava nel suo videogame preferito, Halo. A sottolineare che gli scontri più duri non si combattono sui campi di battaglia virtuali, ma si combattono - e si vincono - nella vita di tutti i giorni. Perché no, indossando il casco di uno Spartan. Eppure di questo episodio (quasi) nessuno ha parlato. Come mai?
Roberto Buffa
Massima stima.
- - - Aggiornato - - -
p.s
qua il delirante pezzo del ''giornalista''
http://blog.iodonna.it/aldo-cazzullo/2013/01/26/troviamo-un-vaccino-per-i-giochi-eletttronici/
L'articolo pubblicato da Aldo Cazzullo sul magazine "Io Donna" e intitolato "Troviamo un vaccino per i giochi elettronici" dimostra che c'è ancora tanto, troppo da fare per riscattare il videogame dalla infelice posizione di radix omnium malorum, ovvero di "radice di tutti i mali". Distante anni luce da quello che il videogioco è o può offrire. Quando basta approfondire un minimo il tema per rendersi conto di come questa generalizzazione sia sciocca e fuorviante.
Ma puntualmente qualcuno ci ricade. Riportando a galla luoghi comuni, frasi fatte e preconcetti figli dell'ignoranza. Per quella sì ci vorrebbe un vaccino! Ma dubito che verrà mai trovato...
Inutile che stia qui a sottolineare come il videogame non abbia le terribili conseguenze che il Cazzullo evidenzia. Non sareste fan di questa pagina o della nostra trasmissione se voi stessi non ne foste fermamente convinti e consapevoli!
Del resto come può essere un male il fatto che il videogioco proietti un bambino al di fuori di sé stesso? Non è forse la stessa cosa che fanno i libri o i film? E da quando in qua viaggiare con la fantasia è da considerarsi un male?
I videogiochi non "rapiscono" né rimbambiscono. Così come non basta un videogame violento a desensibilizzare le persone nei confronti della violenza. Altrimenti la colpa, prima che ai videogame andrebbe attribuita ai telegiornali...
Ovvio servono controllo e moderazione. Soprattutto se il fruitore è un bambino, di certo non incline ad "autoregolarsi". La classificazione PEGI fa un buon lavoro nello stabilire cosa sia adatto o meno ad essere fruito in base alle fasce d'età. Ma non c'è bollino PEGI che possa sostituire la figura di un genitore attento e responsabile. Ed è qui il problema. Se uno parcheggia il figlio davanti a un videogioco così come ieri lo avrebbe parcheggiato di fronte alla TV poi non deve certe lamentarsi della "dipendenza da videogame"! Emblematica la frase "Come una droga, li allontanano dallo studio, dalla lettura, PERSINO DALLA TV". Eggià... persino dalla tv!
Se il videogame diventa il primo indiziato (a sproposito) quando si verificano episodi come il caso Breivik o la tragedia della scuola nel Connecticut mi chiedo come mai la stampa generalista non dedichi altrettanta attenzione al tema in tutti quei casi conclamati in cui il videogame si faccia invece portatore di un messaggio positivo. Quanti sono consapevoli che negli MMO trovi spesso rifugio gente che per problemi fisici o malattie gravi non è in grado di vivere una normale socialità o anche solo di uscire da una stanza d'ospedale? Oppure quanti conoscono il caso del bambino bisognoso di un trapianto di fegato, che ha visto la propria (difficile) convalescenza allietata da un regalo inatteso recapitato da Bungie? Si trattava del casco di uno Spartan. Ovvero un supersoldato che lui interpretava nel suo videogame preferito, Halo. A sottolineare che gli scontri più duri non si combattono sui campi di battaglia virtuali, ma si combattono - e si vincono - nella vita di tutti i giorni. Perché no, indossando il casco di uno Spartan. Eppure di questo episodio (quasi) nessuno ha parlato. Come mai?
Roberto Buffa
Massima stima.
- - - Aggiornato - - -
Originariamente inviato da Isola
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p.s
qua il delirante pezzo del ''giornalista''
http://blog.iodonna.it/aldo-cazzullo/2013/01/26/troviamo-un-vaccino-per-i-giochi-eletttronici/
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