L'articolo di Maurizio Blondet inviato speciale del giornale e dell'avvenire non si regge senza peli sulla lingua senza freni
non so' se sorridere o piangere
C’è un giornalista che ha preso da Telecom 6 (sei) milioni di euro.
Come «consulenze».
Lo ha scoperto la Guardia di Finanza, che da mesi spulcia i bilanci dell’azienda nel quadro dello scandalo intercettazioni.
La notizia viene dal Velino, agenzia di gossip politico romano.
Chi è il fortunato collega, le cui fortune indurrebbero a riabilitare Renato Farina, nome in codice Betulla, che dal SISMI, di euro, ne ha preso solo qualche migliaio?
Il Velino non lo dice.
Ma, come sogliono fare agenzie di questo tipo, a forza di allusioni, stila un identikit.
Il giornalista da 6 milioni (di euro) è «una presenza costante sia in televisione sia sulla carta stampata».
Inoltre, «il gruppo editoriale a cui ha offerto le proprie prestazioni professionali pare sia molto vicino alla stessa Telecom Italia».
Insomma: uno che lavora per «La 7», che appare in video e scrive anche sui giornali.
Avete capito?
Fuochino, fuochino…
Ma no.
«Libero», che riprende la notizia, confonde subito le acque.
«Il fortunato potrebbe essere indifferentemente di destra o di sinistra… perché nel mini impero mediatico collegato a Telecom appaiono sostenitori della Cdl quanto fan del partito democratico».
Ma non pare il solo, questo fuochino-fuochino.
Nei bilanci di Tronchetti Provera, «il capitolo consulenze assorbiva ogni anno decine di milioni di euro… ma quel che più sorprende sono i soldi che il gruppo telefonico destinava ogni anno per la propria immagine, devolvendo cifre enormi a giornalisti professionisti».
Chi saranno, quanti saranno questi giornalisti indipendenti a libro paga di Tronchetti, e coperti d’oro per salvarne l’immagine?
Certo è, dice il Velino, che «quando e se mai saranno un giorno di pubblico dominio, i nomi indicati in quelle pagine terranno banco sui quotidiani per diversi giorni».
Non che il fortunato anonimo giornalista sia sospettato delle cose peggiori che si facevano in Telecom, intercettazioni e ricatti.
Ciò di cui la finanza lo sospetta, è molto meno: «retribuzione occulta».
Di che si tratta?
Probabilmente di un giornalista celebre assunto da «La 7».
Padrona La 7 di pagarlo quanto vuole, essendo un’azienda privata (anche se pagata da noi contribuenti).
Il fatto è che il giornalista famoso, anziché farsi dare uno stipendio da dipendente di lusso, si fa catalogare come «consulente», come creativo che presta opera «a progetto».
E’ una bella differenza fiscale.
Perché sullo stipendio (da 12 miliardi di vecchie lire) dovrebbe pagare l’IRPEF al 50%.
Sulla «consulenza», la tassazione è l’IVA al 20%.
Se non è evasione, è elusione.
O frode fiscale.
Diciamola tutta: quel giornalista fortunatissimo non può chiamarsi che Giuliano Ferrara o Gad Lerner.
Ma Ferrara non dà gusto.
Lui è un immoralista proclamato; ha già non confessato, bensì vantato di essere stato pagato dalla CIA quando ancora era comunista.
Ma a me piacerebbe fosse Gad Lerner.
Lui è il moralista.
Ci tiene lezioni sull’onestà civica, lui s’indigna pubblicamente contro l’evasione fiscale di taxisti e barbieri.
In più è prodiano, attaccato alle costole di Prodi (altra consulenza), dunque dalla parte di Visco.
Sì, darebbe gusto scoprire che il moralista evade tasse e contributi.
Sarà lui?
Chiediamo lumi a Wikipedia, dove la voce «Gad Lerner» recita:
«Membro della comunità ebraica, comincia l’attività giornalistica nel 1976 nel quotidiano Lotta Continua, organo dell’omonimo movimento politico, fino a diventarne vice-direttore. Successivamente lavora al quotidiano Il Lavoro di Genova, a Radio Popolare, al quotidiano il Manifesto e al settimanale l’Espresso.
Il salto di qualità e la fama arriva con la televisione, con una serie di programmi firmati e condotti in video per RAI Tre, tra cui Profondo Nord, la cui scenografia era dominata da una cartina dell’Italia sottosopra, e Milano, Italia, e per RAI Uno, Pinocchio (1997-1999).
Erano gli anni di Tangentopoli, dell’ascesa della Lega Nord, dell’entrata in politica di Silvio Berlusconi, del governo dell’Ulivo, del Trattato di Maastricht e dell’integrazione europea, e Lerner costruì programmi molto popolari che indagavano su un Paese in profondo cambiamento.
E’stato successivamente vice-direttore del quotidiano La Stampa di Torino e direttore del TG1 per soli tre mesi, dimettendosi il 1° ottobre del 2000 a seguito di polemiche scaturite da un servizio sulla pedofilia mandato in onda nell’edizione di prima serata del giornale.
Nel 2001 è stato, per un breve periodo, direttore dei notiziari di LA7.
Attualmente conduce sulla televisione LA7 il programma di approfondimento L’Infedele, è un ascoltato consulente sui temi della comunicazione per personalità politiche, collabora al quotidiano La Repubblica, al settimanale Vanity Fair Italia ed è autore di alcuni libri, tra cui ‘Operai’, del 1988, e ‘Il millennio dell’odio’, del 2000.
Il suo ultimo lavoro è ‘Tu sei un bastardo’, pamphlet polemico sul meticciato sociale e culturale dell’epoca odierna.
Nelle elezioni politiche del 2006 ha dichiarato il suo voto alla Margherita.
Gad Lerner ha la sua residenza ad Odalengo Grande.
Gad Lerner rientra nel Comitato promotore per la costruzione del Partito Democratico, che lavorerà fino al 14 Ottobre, data fissata per l’elezione dell’Assemblea Costituente».
E’ una scheda secondo ogni apparenza stilata da lui stesso, come mostra l’esordio: «membro della comunità ebraica», «ha dichiarato il suo voto alla Margherita» ed «ha la sua residenza a Odalengo Grande», frasi cui si addirebbe la famosa replica «ecchissenefrega», se non dimostrassero un’altissima idea di sé, un sé che già vede ad Odalengo una targa di bronzo a suo nome.
«Qui scelse la sua residenza Gad, membro della comunità ebraica…».
Solo allora Odalengo sarà davvero Grande.
Questo mi piace in Gad: che è la smentita vivente del luogo comune secondo cui gli ebrei sono intelligentissimi.
Lui è troppo evidentemente pienissimo di sé, avidissimo di potere e carriera da Lotta Continua in poi; è sempre lì che trama e modula le sue lodi secondo che il potente di turno gli possa essere utile o no all’ascesa; ma sempre, al momento buono, qualcosa in lui lo tradisce e lo riporta indietro.
Pochi anni fa, ricordate?, era già stato messo a fare il direttore del TG1, poi cadde sulla buccia di banana delle foto pedofile mandate in onda a sua insaputa (era a cena con Carmen Llera, si disse), e peggio, si dimise accusando un deputato di AN di aver raccomandato una ragazzotta proprio a lui, l’uomo di Odalengo Grande… spaventò i politici, anche di sinistra.
Che gli dovevano aver raccomandato una folla di veline.
Cadde nella 7: in un materasso di euro-piume, come vediamo, ma con ascolti minimi.
Ridotto a fare l’«Infedele», ossia a cazzeggiare con quattro suoi intimi amici su temi che non interessano nessun altro.
Ora si stava rimettendo in pista alle costole di Prodi, «ascoltato consulente sui temi della comunicazione per personalità politiche», forse di nuovo - sperava - direttore del TG, forse de Il Corriere, chissà.
Invece, niente.
Sale l’astro di Veltroni, il leader nascente.
Veltroni ha fatto un discorso di destra: «Basta con l’Italia che non decide», «troppa burocrazia», «più sicurezza», «mille parlamentari sono troppi», «solo un ragazzo su dieci si laurea»: insomma il Berluschino ha gettato a mare l’estrema sinistra che regge Prodi, e cerca voti nei «moderati» stufi del Berluscone.
Manovra rischiosa, ma non sciocca.
Il dicorso di Veltroni è stato non direttamente ma - come suo stile - tutto obliquamente contro Prodi: «Troppe tasse», «Combattere la povertà, non la ricchezza», «la crescita non è né di destra né di sinistra»; sembrava Montezemolo.
Fatto sta che i sondaggi gli danno il 10% in più, e ormai si dice che i capi-partito gli butteranno giù Prodi per mettere su lui.
E Gad?
Ancora una volta, spiazzato.
Lui che «nel 2006 ha dichiarato il suo voto alla Margherita».
Lui che «rientra nel Comitato promotore per la costruzione del Partito Democratico», già sicuro di far carriera altissima sul carro di Prodi, si ritrova a terra.
E' indispettito, livido di invidia.
E siccome è Gad Lerner (e non Ferrara) ossia bilioso ma non intelligente, lo dà a vedere.
Scrive un commento intinto nella colecisti.
Titolo: «Caro Veltroni, ma non dovevi andare in Africa?». (1)
Ma dove lo scrive?
Ohimè, su Vanity Fair: il solo mezzo-stampa che gli conceda la libertà di opinionista; gli altri grossi giornali se ne guardano bene. Ed ora, magari, gli capita fra capo e collo l’inchiesta per occultamento retributivo, naufragio della sua moralità civica e della sua carriera di pedagogista moralista da sinistra, nonchè di «consulente d’immagine per importanti personaggi».
Mi fa pena, quasi.
Ma mi piacerebbe fosse proprio Gad.
Maurizio Blondet


C’è un giornalista che ha preso da Telecom 6 (sei) milioni di euro.
Come «consulenze».
Lo ha scoperto la Guardia di Finanza, che da mesi spulcia i bilanci dell’azienda nel quadro dello scandalo intercettazioni.
La notizia viene dal Velino, agenzia di gossip politico romano.
Chi è il fortunato collega, le cui fortune indurrebbero a riabilitare Renato Farina, nome in codice Betulla, che dal SISMI, di euro, ne ha preso solo qualche migliaio?
Il Velino non lo dice.
Ma, come sogliono fare agenzie di questo tipo, a forza di allusioni, stila un identikit.
Il giornalista da 6 milioni (di euro) è «una presenza costante sia in televisione sia sulla carta stampata».
Inoltre, «il gruppo editoriale a cui ha offerto le proprie prestazioni professionali pare sia molto vicino alla stessa Telecom Italia».
Insomma: uno che lavora per «La 7», che appare in video e scrive anche sui giornali.
Avete capito?
Fuochino, fuochino…
Ma no.
«Libero», che riprende la notizia, confonde subito le acque.
«Il fortunato potrebbe essere indifferentemente di destra o di sinistra… perché nel mini impero mediatico collegato a Telecom appaiono sostenitori della Cdl quanto fan del partito democratico».
Ma non pare il solo, questo fuochino-fuochino.
Nei bilanci di Tronchetti Provera, «il capitolo consulenze assorbiva ogni anno decine di milioni di euro… ma quel che più sorprende sono i soldi che il gruppo telefonico destinava ogni anno per la propria immagine, devolvendo cifre enormi a giornalisti professionisti».
Chi saranno, quanti saranno questi giornalisti indipendenti a libro paga di Tronchetti, e coperti d’oro per salvarne l’immagine?
Certo è, dice il Velino, che «quando e se mai saranno un giorno di pubblico dominio, i nomi indicati in quelle pagine terranno banco sui quotidiani per diversi giorni».
Non che il fortunato anonimo giornalista sia sospettato delle cose peggiori che si facevano in Telecom, intercettazioni e ricatti.
Ciò di cui la finanza lo sospetta, è molto meno: «retribuzione occulta».
Di che si tratta?
Probabilmente di un giornalista celebre assunto da «La 7».
Padrona La 7 di pagarlo quanto vuole, essendo un’azienda privata (anche se pagata da noi contribuenti).
Il fatto è che il giornalista famoso, anziché farsi dare uno stipendio da dipendente di lusso, si fa catalogare come «consulente», come creativo che presta opera «a progetto».
E’ una bella differenza fiscale.
Perché sullo stipendio (da 12 miliardi di vecchie lire) dovrebbe pagare l’IRPEF al 50%.
Sulla «consulenza», la tassazione è l’IVA al 20%.
Se non è evasione, è elusione.
O frode fiscale.
Diciamola tutta: quel giornalista fortunatissimo non può chiamarsi che Giuliano Ferrara o Gad Lerner.
Ma Ferrara non dà gusto.
Lui è un immoralista proclamato; ha già non confessato, bensì vantato di essere stato pagato dalla CIA quando ancora era comunista.
Ma a me piacerebbe fosse Gad Lerner.
Lui è il moralista.
Ci tiene lezioni sull’onestà civica, lui s’indigna pubblicamente contro l’evasione fiscale di taxisti e barbieri.
In più è prodiano, attaccato alle costole di Prodi (altra consulenza), dunque dalla parte di Visco.
Sì, darebbe gusto scoprire che il moralista evade tasse e contributi.
Sarà lui?
Chiediamo lumi a Wikipedia, dove la voce «Gad Lerner» recita:
«Membro della comunità ebraica, comincia l’attività giornalistica nel 1976 nel quotidiano Lotta Continua, organo dell’omonimo movimento politico, fino a diventarne vice-direttore. Successivamente lavora al quotidiano Il Lavoro di Genova, a Radio Popolare, al quotidiano il Manifesto e al settimanale l’Espresso.
Il salto di qualità e la fama arriva con la televisione, con una serie di programmi firmati e condotti in video per RAI Tre, tra cui Profondo Nord, la cui scenografia era dominata da una cartina dell’Italia sottosopra, e Milano, Italia, e per RAI Uno, Pinocchio (1997-1999).
Erano gli anni di Tangentopoli, dell’ascesa della Lega Nord, dell’entrata in politica di Silvio Berlusconi, del governo dell’Ulivo, del Trattato di Maastricht e dell’integrazione europea, e Lerner costruì programmi molto popolari che indagavano su un Paese in profondo cambiamento.
E’stato successivamente vice-direttore del quotidiano La Stampa di Torino e direttore del TG1 per soli tre mesi, dimettendosi il 1° ottobre del 2000 a seguito di polemiche scaturite da un servizio sulla pedofilia mandato in onda nell’edizione di prima serata del giornale.
Nel 2001 è stato, per un breve periodo, direttore dei notiziari di LA7.
Attualmente conduce sulla televisione LA7 il programma di approfondimento L’Infedele, è un ascoltato consulente sui temi della comunicazione per personalità politiche, collabora al quotidiano La Repubblica, al settimanale Vanity Fair Italia ed è autore di alcuni libri, tra cui ‘Operai’, del 1988, e ‘Il millennio dell’odio’, del 2000.
Il suo ultimo lavoro è ‘Tu sei un bastardo’, pamphlet polemico sul meticciato sociale e culturale dell’epoca odierna.
Nelle elezioni politiche del 2006 ha dichiarato il suo voto alla Margherita.
Gad Lerner ha la sua residenza ad Odalengo Grande.
Gad Lerner rientra nel Comitato promotore per la costruzione del Partito Democratico, che lavorerà fino al 14 Ottobre, data fissata per l’elezione dell’Assemblea Costituente».
E’ una scheda secondo ogni apparenza stilata da lui stesso, come mostra l’esordio: «membro della comunità ebraica», «ha dichiarato il suo voto alla Margherita» ed «ha la sua residenza a Odalengo Grande», frasi cui si addirebbe la famosa replica «ecchissenefrega», se non dimostrassero un’altissima idea di sé, un sé che già vede ad Odalengo una targa di bronzo a suo nome.
«Qui scelse la sua residenza Gad, membro della comunità ebraica…».
Solo allora Odalengo sarà davvero Grande.
Questo mi piace in Gad: che è la smentita vivente del luogo comune secondo cui gli ebrei sono intelligentissimi.
Lui è troppo evidentemente pienissimo di sé, avidissimo di potere e carriera da Lotta Continua in poi; è sempre lì che trama e modula le sue lodi secondo che il potente di turno gli possa essere utile o no all’ascesa; ma sempre, al momento buono, qualcosa in lui lo tradisce e lo riporta indietro.
Pochi anni fa, ricordate?, era già stato messo a fare il direttore del TG1, poi cadde sulla buccia di banana delle foto pedofile mandate in onda a sua insaputa (era a cena con Carmen Llera, si disse), e peggio, si dimise accusando un deputato di AN di aver raccomandato una ragazzotta proprio a lui, l’uomo di Odalengo Grande… spaventò i politici, anche di sinistra.
Che gli dovevano aver raccomandato una folla di veline.
Cadde nella 7: in un materasso di euro-piume, come vediamo, ma con ascolti minimi.
Ridotto a fare l’«Infedele», ossia a cazzeggiare con quattro suoi intimi amici su temi che non interessano nessun altro.
Ora si stava rimettendo in pista alle costole di Prodi, «ascoltato consulente sui temi della comunicazione per personalità politiche», forse di nuovo - sperava - direttore del TG, forse de Il Corriere, chissà.
Invece, niente.
Sale l’astro di Veltroni, il leader nascente.
Veltroni ha fatto un discorso di destra: «Basta con l’Italia che non decide», «troppa burocrazia», «più sicurezza», «mille parlamentari sono troppi», «solo un ragazzo su dieci si laurea»: insomma il Berluschino ha gettato a mare l’estrema sinistra che regge Prodi, e cerca voti nei «moderati» stufi del Berluscone.
Manovra rischiosa, ma non sciocca.
Il dicorso di Veltroni è stato non direttamente ma - come suo stile - tutto obliquamente contro Prodi: «Troppe tasse», «Combattere la povertà, non la ricchezza», «la crescita non è né di destra né di sinistra»; sembrava Montezemolo.
Fatto sta che i sondaggi gli danno il 10% in più, e ormai si dice che i capi-partito gli butteranno giù Prodi per mettere su lui.
E Gad?
Ancora una volta, spiazzato.
Lui che «nel 2006 ha dichiarato il suo voto alla Margherita».
Lui che «rientra nel Comitato promotore per la costruzione del Partito Democratico», già sicuro di far carriera altissima sul carro di Prodi, si ritrova a terra.
E' indispettito, livido di invidia.
E siccome è Gad Lerner (e non Ferrara) ossia bilioso ma non intelligente, lo dà a vedere.
Scrive un commento intinto nella colecisti.
Titolo: «Caro Veltroni, ma non dovevi andare in Africa?». (1)
Ma dove lo scrive?
Ohimè, su Vanity Fair: il solo mezzo-stampa che gli conceda la libertà di opinionista; gli altri grossi giornali se ne guardano bene. Ed ora, magari, gli capita fra capo e collo l’inchiesta per occultamento retributivo, naufragio della sua moralità civica e della sua carriera di pedagogista moralista da sinistra, nonchè di «consulente d’immagine per importanti personaggi».
Mi fa pena, quasi.
Ma mi piacerebbe fosse proprio Gad.
Maurizio Blondet
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