Partecipate con me alla gioia di possedere in vtec.
Possedere un DOCH-VTEC Honda è un privilegio, un onore. Ho un B16A del 1992 montato su una Civic hatchback nera. Sì, la mitica V serie della Civic, la più riuscita di tutte, anche della imminente VII serie. E’ incredibile come un’auto di quasi dieci anni con un valore commerciale di circa otto milioni catturi ancora così tanti sguardi con le sue forme sinuose. Lei è in garage, di sicuro mi aspettava, la guardo con ammirazione, toccandola non sembra di fredda lamiera. Prendo il mio posto, accendo il suo cuore e ci avviamo piano, il pomello in titanio è gelido come la pelle del volante, uno sguardo al quadro strumenti, avresti meritato di più, sacrificata dalla grande serie, almeno temperatura e pressione dell’olio, ma in realtà coperto dal volante sportivo riesco a tenere sotto controllo solo la fascia del contagiri che più mi interessa: da 6500 in poi.
Sei pronta, hai le scarpe nuove e un assetto tedesco di prima qualità, mi fai sentire ogni cosa che senti tu.
Ma sai benissimo cosa adoro sentire. E allora vai su, pronta, sapientemente anticipata, fin quando l’olio in pressione spinge un pistoncino rendendo solidale la camma centrale con le altre due. Ecco il paradiso dei motori aspirati. E’ adesso che fai capire che non sei come nessun’altra, respiri forte, il supercompetition da 80 micron risalta il tuo lacerante grido, non hai il limitatore, ma oltre 9000 non vado. Penso ai tuoi 150.000 km, niente di preoccupante, ma non si sa mai. Olio, trattamento antiattrito, candele, octane booster, pattini e dischi freno; tutto speciale appositamente per te. Ma come fai? Sei grande solo 1595 cc? Nessuno mai in questi anni, in Italia, ha proposto in vendita un’auto come te, nemmeno che si avvicinasse. Per il resto mi sarebbe piaciuto vedere nel nostro paese la typeR B16B 98r, la Pulsar N1 e la Colt con il MIVEC. Ricordate, niente sibili, niente potenza facile, solo potenza vera, gioielli di ingegneria. Una cosa è certa, mai mi separerò da te.

Ciao, gutmann.
Possedere un DOCH-VTEC Honda è un privilegio, un onore. Ho un B16A del 1992 montato su una Civic hatchback nera. Sì, la mitica V serie della Civic, la più riuscita di tutte, anche della imminente VII serie. E’ incredibile come un’auto di quasi dieci anni con un valore commerciale di circa otto milioni catturi ancora così tanti sguardi con le sue forme sinuose. Lei è in garage, di sicuro mi aspettava, la guardo con ammirazione, toccandola non sembra di fredda lamiera. Prendo il mio posto, accendo il suo cuore e ci avviamo piano, il pomello in titanio è gelido come la pelle del volante, uno sguardo al quadro strumenti, avresti meritato di più, sacrificata dalla grande serie, almeno temperatura e pressione dell’olio, ma in realtà coperto dal volante sportivo riesco a tenere sotto controllo solo la fascia del contagiri che più mi interessa: da 6500 in poi.
Sei pronta, hai le scarpe nuove e un assetto tedesco di prima qualità, mi fai sentire ogni cosa che senti tu.
Ma sai benissimo cosa adoro sentire. E allora vai su, pronta, sapientemente anticipata, fin quando l’olio in pressione spinge un pistoncino rendendo solidale la camma centrale con le altre due. Ecco il paradiso dei motori aspirati. E’ adesso che fai capire che non sei come nessun’altra, respiri forte, il supercompetition da 80 micron risalta il tuo lacerante grido, non hai il limitatore, ma oltre 9000 non vado. Penso ai tuoi 150.000 km, niente di preoccupante, ma non si sa mai. Olio, trattamento antiattrito, candele, octane booster, pattini e dischi freno; tutto speciale appositamente per te. Ma come fai? Sei grande solo 1595 cc? Nessuno mai in questi anni, in Italia, ha proposto in vendita un’auto come te, nemmeno che si avvicinasse. Per il resto mi sarebbe piaciuto vedere nel nostro paese la typeR B16B 98r, la Pulsar N1 e la Colt con il MIVEC. Ricordate, niente sibili, niente potenza facile, solo potenza vera, gioielli di ingegneria. Una cosa è certa, mai mi separerò da te.
Ciao, gutmann.
Commenta