Quantcast

annuncio

Comprimi
Ancora nessun annuncio.

Poesia e auto

Comprimi
X
 
  • Filtro
  • Ora
  • Visualizza
Elimina tutto
nuovi messaggi

  • #11
    Re: Poesia e auto

    Originariamente inviato da Lord Kelvin
    Infatti ci dovrebbero essere anche alcuni quadri......me ne ricordo uno con un'auto da corsa di cui si intravede il tachimetro con la lancetta che oscilla....da gran senso di velocità!!!!!
    si si.. è una corrente ampia.. quindi ci sono anche quadri
    Nel dubbio.... chiedo informazioni

    Commenta


    • #12
      Re: Poesia e auto

      se ti puo interessare c'è pure una canzone dei Queen "I'm in love with my car"...dove per l'occasione canta il batterista Roger Taylor
      Per appassionati di auto e moto elaborate della provincia di Pordenone

      (\_/)
      (°_°)
      (> <) Questo è Bunny. Copia Bunny nella tua firma per aiutarlo a dominare il mondo.

      Commenta


      • #13
        Re: Poesia e auto

        Originariamente inviato da Sulkygirl
        hihi sarà il tipo di tesina anche la mia è piaciuta moltissimo
        Beh perchè non è la classica tesina sul fascismo...sulla prima guerra mondiale ecc...dopo un bel pò i prof si rompono anche loro a sentire sempre le stesse cose!
        Io in vece ho fatto...
        Storia : Rivoluzione industriale e storia dell'automobile
        Italiano : Futurismo + Marinetti
        Geografia : La Fiat e la globalizzazione
        Economia aziendale : Bilancio d'esercizio del 2003 della Fiat
        Inglese: London and transports
        Tedesco: Mercedes-Benz Geschichte (storia)
        Educazione fisica : La preparazione fisica di Michael Schumacher
        Quest'ultimo è stato il più apprezzato
        Meglio fare invidia che pietà

        Commenta


        • #14
          Re: Poesia e auto

          si si penso che piaccia anche x questo..se poi &#232; portata da una ragazza ancora megligo
          mi ricordo la faccia che hanno fatto quando l'hanno vista,sar&#224; stata di 100 pagine (tattica...l'avevo impaginata non fronte retro e con mooolte immagini ma il testo era comunque tanto) e la sapevo benissimo essendo un argomento he adoro

          Commenta


          • #15
            Re: Poesia e auto

            Originariamente inviato da Sulkygirl
            si si penso che piaccia anche x questo..se poi è portata da una ragazza ancora megligo
            mi ricordo la faccia che hanno fatto quando l'hanno vista,sarà stata di 100 pagine (tattica...l'avevo impaginata non fronte retro e con mooolte immagini ma il testo era comunque tanto) e la sapevo benissimo essendo un argomento he adoro
            ....e sicuramente era più divertente da ascoltare della mia....sull'"eroe decadente"....
            Giuro che quel giorno non c'ero...e se c'ero dormivo!!! PIU' CONOSCO GLI UOMINI PIU' AMO IL MIO CANE
            Addicted to A/C Esiliato da OSELLA LOVERZ I AM MINE
            "...Vedo il senso della vita scorrere davanti agli occhi, una cartolina appesa al filo dei ricordi..."
            Cri, sei la mia vita!!!! :ciao:Kiwi'll fly forever!!! :ciao:
            --->CLUB MORE RULEEEEZZZZZ<---[hehe] Socio onorario *** L.I.P.A.T.I. - Socio n°2
            -<<<Nemici di Amici>>>-THE PRESIDENT :OO

            Commenta


            • #16
              Re: Poesia e auto

              azz che allegria

              Commenta


              • #17
                Re: Poesia e auto

                Originariamente inviato da Sulkygirl
                si si penso che piaccia anche x questo..se poi è portata da una ragazza ancora megligo
                mi ricordo la faccia che hanno fatto quando l'hanno vista,sarà stata di 100 pagine (tattica...l'avevo impaginata non fronte retro e con mooolte immagini ma il testo era comunque tanto) e la sapevo benissimo essendo un argomento he adoro
                Eheheh hai ragione

                Idem nemmeno io avevo fatto fronte retro e immagini e istogrammi padroneggiavano


                Cmq si...se è un argomento che ti appassiona è più facile memorizzarlo e non sei nemmeno teso...
                Meglio fare invidia che pietà

                Commenta


                • #18
                  Re: Poesia e auto

                  Originariamente inviato da Sulkygirl
                  azz che allegria
                  Commissione abbattuta dopo poco....hehe....pubblico pagante addormentato. Ma alla fine ho vinto io!!!!!
                  Giuro che quel giorno non c'ero...e se c'ero dormivo!!! PIU' CONOSCO GLI UOMINI PIU' AMO IL MIO CANE
                  Addicted to A/C Esiliato da OSELLA LOVERZ I AM MINE
                  "...Vedo il senso della vita scorrere davanti agli occhi, una cartolina appesa al filo dei ricordi..."
                  Cri, sei la mia vita!!!! :ciao:Kiwi'll fly forever!!! :ciao:
                  --->CLUB MORE RULEEEEZZZZZ<---[hehe] Socio onorario *** L.I.P.A.T.I. - Socio n°2
                  -<<<Nemici di Amici>>>-THE PRESIDENT :OO

                  Commenta


                  • #19
                    Re: Poesia e auto

                    Originariamente inviato da Sulkygirl
                    VECCHIA AUTO
                    DINO BUZZATI

                    Ho un amico che si chiama Venerio Stazzi e possiede una piccola officina meccanica dove speso traffica per certe sue sbilenche invenzioni.
                    Un giorno mi dice : “ce l’ hai ancora quella vecchia Mustag-Morrison?”.
                    È una macchina che ha più di vent’ anni , della famosa marca che non esiste più. Mastodontica, imperiale, di linea proterva e lussuosa, un vero insulto alla miseria.
                    Però ormai sgangherata, un pezzo da museo.
                    “si” gli rispondo.
                    “e l’ adoperi?”
                    “di tanto in tanto. Certo che beve da matti. Con un litro di benzina in città, più di tre chilometri non faccio”.
                    Lui ci pensa un momento su e poi : “la venderesti?”.
                    Mi metto a ridere : “io si, ma chi vuoi che la compri?”.
                    “per duecentomila me la daresti?”
                    “di volata!”
                    “te la compro io”
                    “duecentomila?”
                    “duecentomila.”
                    “e cosa te ne fai?”
                    “il motore, mi interessa il motore. Motori come quello adesso non ne fabbricano più.”
                    “guarda che è abbastanza sfiatato”
                    “non importa. So io come sistemarlo. Quel motore va d’incanto per una installazione di skilift “
                    “ uno skilift? E perché non prendi un motore nuovo?”
                    “nemmeno per idea. Intanto spenderei il doppio e poi i motori che fanno adesso…”
                    insomma l’affare viene combinato. Di più, Stazzi mi firma subito l’assegno. Non mi resta che portare il vecchio catorcio da un demolitore di macchine che sta in largo Ceriano.


                    Difatti, il mattino dopo, mi affretto al garage dove da vari mesi la Mustag-Morrison giace nel sonno coperta da un telone.
                    “partirà?” domando all’uomo del garage.
                    “e perché non dovrebbe partire?”
                    toglie la tela, il vecchio bestione compare con le sue membra architettoniche e magnifiche, però è un po’ sudicio, dopo tanto tempo.
                    io salgo, metto la chiave, schiaccio il bottone della messa in moto, stranamente l’accumulatore è carico e risponde, dopo una serie di starnuti la macchina di mette a funzionare.
                    L’uomo ha preso un piumino e si mette a togliere la polvere.
                    Io dico “grazie, ma è inutile”
                    “perché?”
                    “niente” faccio io “solo che stamattina ho fretta”
                    c’è ancora un buon residuo di benzina. Il motore due tre volte si interrompe tossicchiando, poi si avvia, respira fondo, ritrova il soffice tondo ruggito della grande razza.
                    Inglese di nascita, la Mustag- Morrison è di poche parole. Di solito è molto riservata e timida. Oggi però mi chiede. “come mai non hai voluto che mi togliessero la polvere?”
                    “niente, ti dico. Semplicemente ho fretta”
                    “fretta di andare dove? Un viaggio?”
                    “no, no” rispondo stupidamente. “un girettino di prova.”
                    “ah!”
                    faccio per innestare la prima, la quale come al solito stenta a ingranarsi. Devo provar tre volte, accelerando e decelerando, prima che si innesti.
                    “scusami, sai” dice. “lo so: il mio solito vizietto.”
                    La confessione mi dà un certo coraggio.
                    “te lo guariremo, il tuo vizietto. Te li guariremo tutti, i tuoi vizietti. Oggi ti porto da un meccanico sul serio”
                    già marciamo per le strade. È una bellissima giornata. Il sole è allegro.
                    Inglese, la Mustag-Morrison è di poche parole. Ma oggi, dopo tanta astinenza, ha voglia:
                    “da un meccanico, a fare?”
                    “per rimetterti in sesto.”
                    “perché? Mi trovi giù?”
                    “una bella revisione” rispondo mentendo vergognosamente “ogni tanto ci vuole no?”
                    da quando in quando tossicchiando, però cammina. La sua portentosa sagoma fa voltare qualche passante, mi accorgo che lei se ne sa compiacere.
                    Cammina. Come schiaccio l’acceleratore, il suo fiato si gonfia elastico e possente, come ai bei tempi. Ma appena incappo nelle rotaie del tram, fa un improvviso brutto scarico.
                    “scusami sai” dice “lo so: il mio solito vizietto”
                    “non sarà colpa delle gomme?” dico io” devono essere ormai lisce”
                    ma lei è inglese e ci tiene alla lealtà: “non è colpa delle gomme. Le gomme sono in ordine. È proprio un mio difetto. Ci starò più attenta la prossima volta”


                    è una giornata che alle automobili mette addosso la joie de vivre. Il venerando marcangegno, pur intorpidito dalla stasi, si ritrova vivo e vigoroso.
                    “caspita” non posso fare a meno di dire “sei in vena oggi!”
                    lei finge di non raccogliere e mi chiede : “si può sapere dove andiamo?”
                    “da un meccanico, te l’ ho detto. Da un meccanico bravissimo”
                    “perché allora mi avevi detto che era una giretto di prova?””un giretto di prova” confermo stupidamente “prima di andare dal meccanico”
                    distratto, non mi ricordo di passare dalla quarta alla terza quando comincia la salita del Rossetto. Eppure la Mustag-Morrison, anziché offendersi, rivuol dare una lezione: in quarta, arranca su per il pendio come se niente fosse, senza ansimare, senza battere in testa, senza il minimo segno di fatica.
                    “complimenti! Le dico “oggi sembri una ragazzina”
                    come finalmente passo alla terza lei fa il suo noto risolino, pieno di dignità. Le mie parole l’ hanno lusingata. Da come va, da come respira, da come rugna dolcemente, da come balza in avanti nei sorpassi, capisco che è felice. Eppure questo è l’ultimo suo viaggio, eppure io sto menandola al macello.
                    Cammina come ai suoi bei tempi, ahimè lontani. È una finta, lo so, è uno sforzo atroce a cui si sottomette per mascherare la realtà, per persuadermi che è sempre in gamba, che per lei gli anni non sono passati, che può ancora fare cento volte il giro del mondo senza perdere un colpo. Quasi che abbia indovinato le mie intenzioni, e tenti, con questa assurda commedia, di meritarsi la grazia.
                    E invece è vecchia, lo so. È un rudere. Basterebbe una ventina di chilometri per vederla afflosciarsi, e gemere, e incespicare,e rivelare il suo sfacelo. Questo mi dico, cercando giustificazione al mio schifoso tradimento.
                    All’improvviso lei: “ti ricordi il viaggio in Spagna quando abbiamo fatto milleseicento chilometri di fila?”
                    “sicuro che me lo ricordo. Ma cosa c’entra?” (strano, è la prima volta che si lascia andare alle nostalgie).
                    “niente” fa lei “e ti ricordi quella bellissima volata da Parigi a Milano per tornare dalla tua ragazza? Credere o no, una media di centocinque e passa. Ricordi?”
                    io taccio. Ecco il largo Cinerino, se Dio vuole, eco lo stabilimento. Entro nel cortile, mi fermo davanti all’ officina. Ai lati, lungo il muro di cinta, cumuli orrendi di carcasse. Entro domani, anche la Mustag-Morrison sarà ridotta in brandelli così.
                    “siamo arrivati” dico
                    “siamo arrivati?”
                    “già”
                    “ma questa….” Fa lei “…questa non è una officina da riparazioni.”

                    Spengo il motore, che non possa più parlare. Scendo,entro a piedi nell’officina, chiedo informazioni. “la porti pure dentro” mi dice un ometto segaligno che deve essere il capo.
                    Risalgo in macchina, riaccendo. E lei subito: “tu… tu mi vuoi fare questo?”
                    Lo dice con un accento disperato e tremulo che non le ho mai sentito. non ho il coraggio di rispondere. Appena entrato nel capannone, spengo immediatamente il motore per non udire più la terribile voce.
                    “benissimo signore” fa il capo operaio “vuole che la faccia riaccompagnare in centro?”
                    a motore immobile, la moribonda Mustag-Morrison non può parlare più, né può protestare, né supplicare, né piangere. Ma sulla sua faccia leggo l’espressione orribile di chi, senza preavviso né motivo, si è sentito condannare a morte.
                    “no… no” balbetto al capo operaio. “non ce n’è bisogno. Grazie, guardi, non se ne fa più niente… sono venuto apposta per avvertire che non se ne fa più niente”
                    risalgo in macchina. Rimetto in moto. Retromarcia. Fuori, nel sole. Fuori dallo scannatoio. Via di nuovo per le libere strade.
                    Lei galoppa, obbediente come un soldatino, fa tutto ciò che voglio, perfino con un piccolo anticipo sulle mie intenzioni, accelerare, frenare, voltare a destra,voltare a sinistra, riprendere, scartare,scattare. È incredibile, è meraviglioso, è una nuova giovinezza.
                    Anziché tornare in centro, siamo usciti dalla città, ora voliamo sui rettilinei che portano ai miraggi lontani.
                    Centodieci, centoventi, centotrenta, centoquaranta, è una locomotiva scatenata , è un bisonte alla carica, è il campione del mondo.
                    Ma all’improvviso qualcosa di macabro succede nell’interno, una serie indecifrabile di schianti, di percussioni, di scrosci, di intoppamenti, di tonfi. Ha perso il fiato, ha perso la forza, ha perso la vita. Impetuosamente rallenta, ondeggia, si è fermata. Eppure il motore rantolando, ancora va .
                    “non ce la faccio più” dice “avevi ragione. Perdonami”
                    adagio adagio, a sussulti pietosi , la strada verso casa.
                    Adesso è ancora lì nella rimessa, sotto il telone, che dorme. Ogni tanto la scopro, la guardo, non ho il coraggio di mettere in moto per non sentire la voce.
                    Quelli del garage dicono : “ma perché no se ne sbarazza, signore, visto che non la adopera mai? Perché continua a pagare il posteggio? Qualcosa può sempre ricavarne, se non altro a peso di rottame”.
                    Io rispondo: “si, si, ci penserò”.
                    Intanto passano i mesi, il bollo è scaduto da un pezzo, passano gli anni, sul telone si deposita la polvere.
                    La mattina, quando entro in garage a prendere la mia cinquecento, i meccanici mi guardano in un certo modo, quasi fossi pazzo o scemo. Ma loro come possono capire?
                    Bellissima
                    Guida il piacere di una Grande Berlina Sportiva.

                    http://punto55.leo.it/

                    Commenta


                    • #20
                      Re: Poesia e auto

                      Originariamente inviato da Sulkygirl
                      -la rivoluzione di Issigonis
                      [il mito della Mini]
                      Poteva mancare ?
                      Originariamente inviato da Sulkygirl
                      hihi sarà il tipo di tesina anche la mia è piaciuta moltissimo
                      avevo messo chiaramente marinetti (non si poteva evitare) e il racconto di buzzati (che ho trovato e che metto qui)

                      VECCHIA AUTO
                      DINO BUZZATI
                      Ho un amico che si chiama Venerio Stazzi e possiede una piccola officina meccanica dove speso traffica per certe sue sbilenche invenzioni.
                      Un giorno mi dice : “ce l’ hai ancora quella vecchia Mustag-Morrison?”.
                      È una macchina che ha più di vent’ anni , della famosa marca che non esiste più. Mastodontica, imperiale, di linea proterva e lussuosa, un vero insulto alla miseria.
                      Però ormai sgangherata, un pezzo da museo.
                      “si” gli rispondo.
                      “e l’ adoperi?”
                      “di tanto in tanto. Certo che beve da matti. Con un litro di benzina in città, più di tre chilometri non faccio”.
                      Lui ci pensa un momento su e poi : “la venderesti?”.
                      Mi metto a ridere : “io si, ma chi vuoi che la compri?”.
                      “per duecentomila me la daresti?”
                      “di volata!”
                      “te la compro io”
                      “duecentomila?”
                      “duecentomila.”
                      “e cosa te ne fai?”
                      “il motore, mi interessa il motore. Motori come quello adesso non ne fabbricano più.”
                      “guarda che è abbastanza sfiatato”
                      “non importa. So io come sistemarlo. Quel motore va d’incanto per una installazione di skilift “
                      “ uno skilift? E perché non prendi un motore nuovo?”
                      “nemmeno per idea. Intanto spenderei il doppio e poi i motori che fanno adesso…”
                      insomma l’affare viene combinato. Di più, Stazzi mi firma subito l’assegno. Non mi resta che portare il vecchio catorcio da un demolitore di macchine che sta in largo Ceriano.


                      Difatti, il mattino dopo, mi affretto al garage dove da vari mesi la Mustag-Morrison giace nel sonno coperta da un telone.
                      “partirà?” domando all’uomo del garage.
                      “e perché non dovrebbe partire?”
                      toglie la tela, il vecchio bestione compare con le sue membra architettoniche e magnifiche, però è un po’ sudicio, dopo tanto tempo.
                      io salgo, metto la chiave, schiaccio il bottone della messa in moto, stranamente l’accumulatore è carico e risponde, dopo una serie di starnuti la macchina di mette a funzionare.
                      L’uomo ha preso un piumino e si mette a togliere la polvere.
                      Io dico “grazie, ma è inutile”
                      “perché?”
                      “niente” faccio io “solo che stamattina ho fretta”
                      c’è ancora un buon residuo di benzina. Il motore due tre volte si interrompe tossicchiando, poi si avvia, respira fondo, ritrova il soffice tondo ruggito della grande razza.
                      Inglese di nascita, la Mustag- Morrison è di poche parole. Di solito è molto riservata e timida. Oggi però mi chiede. “come mai non hai voluto che mi togliessero la polvere?”
                      “niente, ti dico. Semplicemente ho fretta”
                      “fretta di andare dove? Un viaggio?”
                      “no, no” rispondo stupidamente. “un girettino di prova.”
                      “ah!”
                      faccio per innestare la prima, la quale come al solito stenta a ingranarsi. Devo provar tre volte, accelerando e decelerando, prima che si innesti.
                      “scusami, sai” dice. “lo so: il mio solito vizietto.”
                      La confessione mi dà un certo coraggio.
                      “te lo guariremo, il tuo vizietto. Te li guariremo tutti, i tuoi vizietti. Oggi ti porto da un meccanico sul serio”
                      già marciamo per le strade. È una bellissima giornata. Il sole è allegro.
                      Inglese, la Mustag-Morrison è di poche parole. Ma oggi, dopo tanta astinenza, ha voglia:
                      “da un meccanico, a fare?”
                      “per rimetterti in sesto.”
                      “perché? Mi trovi giù?”
                      “una bella revisione” rispondo mentendo vergognosamente “ogni tanto ci vuole no?”
                      da quando in quando tossicchiando, però cammina. La sua portentosa sagoma fa voltare qualche passante, mi accorgo che lei se ne sa compiacere.
                      Cammina. Come schiaccio l’acceleratore, il suo fiato si gonfia elastico e possente, come ai bei tempi. Ma appena incappo nelle rotaie del tram, fa un improvviso brutto scarico.
                      “scusami sai” dice “lo so: il mio solito vizietto”
                      “non sarà colpa delle gomme?” dico io” devono essere ormai lisce”
                      ma lei è inglese e ci tiene alla lealtà: “non è colpa delle gomme. Le gomme sono in ordine. È proprio un mio difetto. Ci starò più attenta la prossima volta”


                      è una giornata che alle automobili mette addosso la joie de vivre. Il venerando marcangegno, pur intorpidito dalla stasi, si ritrova vivo e vigoroso.
                      “caspita” non posso fare a meno di dire “sei in vena oggi!”
                      lei finge di non raccogliere e mi chiede : “si può sapere dove andiamo?”
                      “da un meccanico, te l’ ho detto. Da un meccanico bravissimo”
                      “perché allora mi avevi detto che era una giretto di prova?””un giretto di prova” confermo stupidamente “prima di andare dal meccanico”
                      distratto, non mi ricordo di passare dalla quarta alla terza quando comincia la salita del Rossetto. Eppure la Mustag-Morrison, anziché offendersi, rivuol dare una lezione: in quarta, arranca su per il pendio come se niente fosse, senza ansimare, senza battere in testa, senza il minimo segno di fatica.
                      “complimenti! Le dico “oggi sembri una ragazzina”
                      come finalmente passo alla terza lei fa il suo noto risolino, pieno di dignità. Le mie parole l’ hanno lusingata. Da come va, da come respira, da come rugna dolcemente, da come balza in avanti nei sorpassi, capisco che è felice. Eppure questo è l’ultimo suo viaggio, eppure io sto menandola al macello.
                      Cammina come ai suoi bei tempi, ahimè lontani. È una finta, lo so, è uno sforzo atroce a cui si sottomette per mascherare la realtà, per persuadermi che è sempre in gamba, che per lei gli anni non sono passati, che può ancora fare cento volte il giro del mondo senza perdere un colpo. Quasi che abbia indovinato le mie intenzioni, e tenti, con questa assurda commedia, di meritarsi la grazia.
                      E invece è vecchia, lo so. È un rudere. Basterebbe una ventina di chilometri per vederla afflosciarsi, e gemere, e incespicare,e rivelare il suo sfacelo. Questo mi dico, cercando giustificazione al mio schifoso tradimento.
                      All’improvviso lei: “ti ricordi il viaggio in Spagna quando abbiamo fatto milleseicento chilometri di fila?”
                      “sicuro che me lo ricordo. Ma cosa c’entra?” (strano, è la prima volta che si lascia andare alle nostalgie).
                      “niente” fa lei “e ti ricordi quella bellissima volata da Parigi a Milano per tornare dalla tua ragazza? Credere o no, una media di centocinque e passa. Ricordi?”
                      io taccio. Ecco il largo Cinerino, se Dio vuole, eco lo stabilimento. Entro nel cortile, mi fermo davanti all’ officina. Ai lati, lungo il muro di cinta, cumuli orrendi di carcasse. Entro domani, anche la Mustag-Morrison sarà ridotta in brandelli così.
                      “siamo arrivati” dico
                      “siamo arrivati?”
                      “già”
                      “ma questa….” Fa lei “…questa non è una officina da riparazioni.”

                      Spengo il motore, che non possa più parlare. Scendo,entro a piedi nell’officina, chiedo informazioni. “la porti pure dentro” mi dice un ometto segaligno che deve essere il capo.
                      Risalgo in macchina, riaccendo. E lei subito: “tu… tu mi vuoi fare questo?”
                      Lo dice con un accento disperato e tremulo che non le ho mai sentito. non ho il coraggio di rispondere. Appena entrato nel capannone, spengo immediatamente il motore per non udire più la terribile voce.
                      “benissimo signore” fa il capo operaio “vuole che la faccia riaccompagnare in centro?”
                      a motore immobile, la moribonda Mustag-Morrison non può parlare più, né può protestare, né supplicare, né piangere. Ma sulla sua faccia leggo l’espressione orribile di chi, senza preavviso né motivo, si è sentito condannare a morte.
                      “no… no” balbetto al capo operaio. “non ce n’è bisogno. Grazie, guardi, non se ne fa più niente… sono venuto apposta per avvertire che non se ne fa più niente”
                      risalgo in macchina. Rimetto in moto. Retromarcia. Fuori, nel sole. Fuori dallo scannatoio. Via di nuovo per le libere strade.
                      Lei galoppa, obbediente come un soldatino, fa tutto ciò che voglio, perfino con un piccolo anticipo sulle mie intenzioni, accelerare, frenare, voltare a destra,voltare a sinistra, riprendere, scartare,scattare. È incredibile, è meraviglioso, è una nuova giovinezza.
                      Anziché tornare in centro, siamo usciti dalla città, ora voliamo sui rettilinei che portano ai miraggi lontani.
                      Centodieci, centoventi, centotrenta, centoquaranta, è una locomotiva scatenata , è un bisonte alla carica, è il campione del mondo.
                      Ma all’improvviso qualcosa di macabro succede nell’interno, una serie indecifrabile di schianti, di percussioni, di scrosci, di intoppamenti, di tonfi. Ha perso il fiato, ha perso la forza, ha perso la vita. Impetuosamente rallenta, ondeggia, si è fermata. Eppure il motore rantolando, ancora va .
                      “non ce la faccio più” dice “avevi ragione. Perdonami”
                      adagio adagio, a sussulti pietosi , la strada verso casa.
                      Adesso è ancora lì nella rimessa, sotto il telone, che dorme. Ogni tanto la scopro, la guardo, non ho il coraggio di mettere in moto per non sentire la voce.
                      Quelli del garage dicono : “ma perché no se ne sbarazza, signore, visto che non la adopera mai? Perché continua a pagare il posteggio? Qualcosa può sempre ricavarne, se non altro a peso di rottame”.
                      Io rispondo: “si, si, ci penserò”.
                      Intanto passano i mesi, il bollo è scaduto da un pezzo, passano gli anni, sul telone si deposita la polvere.
                      La mattina, quando entro in garage a prendere la mia cinquecento, i meccanici mi guardano in un certo modo, quasi fossi pazzo o scemo. Ma loro come possono capire?
                      Fantastica! Questa me la salvo!
                      Prima di dire che una cosa sia un cavolata devi averla fatta/provata
                      FAIDATETuningClub - 27

                      Commenta

                      Sto operando...
                      X